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Un'emozione vera
Un'emozione vera.
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", settembre 2009)

Mi scrive un lettore narrandomi la sua storia e un fatto più in particolare.
Fidanzato col primo amore da vent'anni, negli ultimi tempi la coppia si apre. Da cinque anni si ritrova sieropositivo.

"Scivolato nell'HIV, non so per cosa, ma so che, se non l'ho cercato, sapevo bene che non lo stavo evitando"


Fortunatamente non ha contagiato il fidanzato e il loro rapporto sta continuando sereno.
Frequenta luoghi di rimorchio e di sesso, e l'episodio che racconta si svolge in uno di questi party.

"Mi stava facendo un pompino a regola dell'arte, come recitano i capitolati d'appalto. Ad un certo punto prevedendo come si sarebbe conclusa la cosa, mi sono fermato e, stupido io, ho spiegato anche il perché, cercando di dissimulare la mia condizione (il mio aspetto mi aiuta molto in questo, per ora), e giustificandomi dicendo che non volevo farmi fare cose che non avrei poi ricambiato, come venire in bocca.
Ci fosse stata una doccia di cubetti di ghiaccio saremmo rimasti più caldi!
Ne è seguita una lunga chiacchierata, sul come, dove e fino a che punto il sesso deve essere fatto, per essere breve mi sono beccato un «incapace di provare emozioni vere e che comunque la vita ti riserva rischi che non puoi conoscere (o prevedere?) e che tanto col lavoro il tran tran quotidiano e tutto il resto, se non ci rimane il sesso che viviamo a fare? »
La verità, è che a fatica io mi perdono il rischio che ho fatto correre al mio compagno, che ovviamente sa tutto, e so per certo che io starei troppo male col dubbio di infettare qualcuno…
Prendi il fatto come notizia di cronaca, nulla più. Sappi che l'accezione media del rischio di beccarsi HIV, sifilide e quant'altro, è percepita più o meno come il rischio di prendersi una tegola sulla testa se esci per una passeggiata, ... e che cazzo, non vai più all'aria aperta?"

Ho riportato questa parte della lettera perché descrive bene due elementi spesso presenti: la difficoltà di stimare il rischio del sesso non protetto e il potere antierotico che ha qualsiasi discorso sull'HIV.
Alcuni restano terrorizzati dal virus e diradano i loro incontri sessuali, abbassandone anche la fantasiosità e la qualità, con ciò rendendolo banale e insoddisfacente. Altri, sottostimando il rischio reale, non solo non attuano comportamenti sicuri, ma addirittura traendo maggior piacere dalla pericolosità dei singoli atti. Nella frase detta quasi come insulto «sei incapace di provare emozioni vere» mi pare sia la spiegazione di questo comportamento: io sono invece un uomo forte e coraggioso e accetto la sfida. Ma dimenticano che gli eroi mettono a rischio la loro vita per un ideale, non per una gratuita alea, un gioco dove non si vince nulla, dove si può solo perdere.
La soluzione è di razionalizzare il nostro pensiero: il virus c'è, so come si trasmette, quindi lo evito. Ma qui interviene il secondo elemento. Per molti il pensiero dell'HIV non è compatibile col pensiero del sesso. Non posso coabitare nello stesso momento nella mente. Se devo pensare al sesso sicuro penso all'AIDS, se penso all'AIDS mi passa la voglia di fare sesso. Vi assicuro che col tempo passa. Basta esercitarsi. Non basta pensare all'HIV solo qualche volta, con pensieri scaramantici. Occorre avere sempre presenti le regole del sesso sicuro, ogni volta. Col tempo ci si fa l'abitudine e ci si ritroverà a considerare eccitante il sesso sicuro, perché non dannoso, perché ci metterà al riparo da paranoie di malattia, e considerare negativa ogni attività rischiosa che ci costringerà ad esami, attese, paure.

Ho un ricordo amaro. Un mio amico, Willy, voleva istituire una multa, nel bar che frequentavamo, a chiunque avesse nominato l'AIDS durante la serata. Come se, non nominandolo, potesse sparire dal mondo, o almeno dalle nostre teste. Willy non è più con noi da tanto tempo, ma fosse qui avrebbe cambiato idea, non tanto per noi che ormai abbiamo poco da perdere, ma per chi, per un singolo atto emozionante, si ritrova una vita rovinata.
Lascio alla lettera ricevuta il compito di chiudere questo pezzo, con un messaggio di responsabilità e di speranza. Scritta da una persona abbastanza altruista da rinunciare al proprio piacere pur di non far correre dei rischi ad uno sconosciuto incontrato in sauna.
Che voi però non crediate che siamo tutti così buoni…

"Questo è tutto, da un incazzato da sempre col mondo, che pensando di fare qualcosa per sentirsi vivo, si ritrova oggi a fare la morale a quelli che vivi (o forse solo sani) possono ancora rimanerci."