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Mi meravigliavo con lui della tendenza che avevano i suoi sudditi ad ammirare i loro nemici. “Prestano ai loro nemici le qualità che essi stessi vorrebbero possedere” spiegò. E aggiunse: “Ci si vedono in bella copia”. Egli, al contrario, non ammirava gli abitanti del Nuovo Mondo: “Sono un popolo giovane” diceva “con i difetti di un popolo vecchio: non ci perdonano di essere antichi e inconquistabili”. Gli feci osservare che quel popolo alimentava tuttavia la fiaccola della Libertà. “Sì, col petrolio” rispose.
Il suo fatalismo tradiva il fallimento di mille imprese:”La Storia” disse un giorno “aveva tutto previsto circa il naso di Cleopatra, anche che se lo guastasse cadendo. Per questa eventualità teneva pronto un altro Marc'Antonio”.
Inutile dirvi che il Re ha molti nemici. Quasi tutti però vivono nella più squallida miseria e non riescono a concordare un'azione comune per la loro estrema debolezza fisica. Hanno rinviato una rivoluzione per mancanza di fondi. Quanto al popolo, oh! esso legge avidamente le cronache delle feste reali; vere feste coi fichi secchi, potete immaginarlo. Le dame vi partecipano con abiti ricavati da tende, gli uomini indossano le loro divise, cosicché quelle feste danno anche l'illusione del fasto.
“Eppure,” mi confidò una volta il Re “ non sono questi i tempi per affezionarsi al proprio paese. Bisognerebbe avere una sola valigia”. Perciò la sua lettura preferita era l'Orario delle Ferrovie.
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Ennio Flaiano "Diario Notturno"
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