Si chiama "Come Dio comanda" e se fosse stato per il titolo, non lo avrei neanche notato, ma dato l'attore Elio Germano e dato il regista Gabriele Salvatores, non potevo perdermelo.
Lasciano senza fiato le panoramiche dei luoghi dove è stato girato, la cura della regia, gli attori, la maggior parte sconosciuti, ma così intensi, non la solita recitazione raffazzonata.
Si distingue chiaramente un tema centrale: il rapporto padre-figlio, distruttivo, sbagliato, patologico, ma ugualmente tenero, completo, nel quale ognuno può vedere l'amore.
L'agnello sacrificale è evidente fin dalle prime scene in cui compare, è cromaticamente diversa dagli altri personaggi, bionda dal giubbotto rosso risalta su uno sfondo umano ed ambientale che mostra tutta la gamma disponibile di toni freddi e neutri.
Il Zena è amaro, le sue ideologie ci disgustano ma non tanto le sue idee, è un eroe a metà, una spalla del vero protagonista, l'eroe completo, suo figlio Cristiano, che nonostante i compagni, nonostante l'assistente sociale, nonostante il padre, sembra sempre fare la scelta giusta.
Il silenzio in sala dopo la proiezione e l'attesa seduti davanti allo scorrere dei titoli di coda di tutti gli spettatori presenti mostra quanto a fondo ci ha colpito il film e di come finalmente uscendo da un cinema non mi sento divertita ma riempita di nuove idee.
1 comment
Mila said:
Ciao.