Un altro primo dicembre
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", dicembre 2012)
Dovevo consegnare questo articolo una settimana fa, ma ancora non l'ho scritto. Non che non ci pensassi da tempo. L'articolo per il primo dicembre, Giornata Mondiale contro l'AIDS, di solito è la sintesi delle notizie di tutto un anno, un momento per infondere speranze, a tutti, ammalati e non. Speranze comprensibilmente diverse. Chi vorrebbe guarire, o non morire, e chi vorrebbe non dover usare il preservativo. Messa in questi termini la questione, appare fatta per enfatizzare una differenza. Io la vedo, c'è. Io vedo sempre più lontano, diverso, da me chi mi confida che non sempre usa il preservativo, oppure da chi si dice convinto che il virus non esista e che sia solo una macchinazione delle case farmaceutiche per lucrare. Sono così lontani nel tempo i miei dubbi e i miei fastidi. I dubbi di quando speravo che i test non fossero affidabili e che quel mio primo risultato positivo sarebbe stato smentito negli esami seguenti. Il fastidio di quella parete di gomma da dover usare e che percepivo come aliena barriera al contatto dei corpi. Il dolore di odiare il mio stesso sperma perché pericolo mortale, mentre prima eiaculare all'interno era la cosa ricercata, quella più bella. Adesso non saprei infilarlo senza preservativo, tanta è l'abitudine. Non è questo il mio problema, ora.
Il mese scorso, come quello prima, ma anche quello prima ancora, e ancora, ho parlato dei problemi causati dalle medicine che assumo. Per uno dei vari effetti collaterali, la perdita della memoria, ho dovuto cambiare un farmaco. La nuova terapia, secondo gli esami, funziona ugualmente e la memoria è tornata, pur lasciando grosse lacune sulle cose che ho fatto negli ultimi due anni. Sono però cambiati gli altri effetti collaterali (come odio ormai questo modo di dire, vorrei ammettessero che sono “danni collaterali” come in una guerra): è ritornata la diarrea, mi sento stanco e stordito come se avessi sempre l'influenza. Sono pieno di dolori, muscolari, articolari, e mal di testa tenaci. Attacchi di nausea tanto forti che penso sempre che potrei svenire e cadere a terra. Ho preparato la mia terapia negli scatolini per solo pochi giorni e non per tutto un mese, come faccio di solito, perché stavo all'erta, e appena avessi avuto un solo ulteriore peggioramento, un solo malessere in più, avrei chiesto di tornare, se possibile, alla vecchia terapia. Invece i malesseri sono stabili. Anzi, mi sembrano anche più facili da accettare, forse perché in compenso c'è che ora il mio pene ha riacquistato improvvisamente tutta la sua sensibilità, per cui adesso usarlo non è solo bello come idea, ma è proprio bello come dovrebbe essere. Mi concentro su questo regalo inatteso e cerco di non badare al resto, come se non riguardasse me.
Ecco! Voi pensate che tutto chiuso come sono nei miei problemi, possa emozionarmi davanti alle notizie di infezioni, test, vaccini, farmaci, le novità, i dati...? Mi intristiscono. Le nuove infezioni che non calano: io immagino una schiera di giovani Pigi tutti alle prese con esami, visite, farmaci, documenti, malori, paure, delusioni. Non pensiate che io sia depresso, per scrivere queste cose con questo tono. Credo di essere solo disincantato, deluso che chi ancora non si è infettato tenga di così poco conto le sofferenze di chi c'è purtroppo dentro giorno dopo giorno.
Io vorrei che crollassero le infezioni, di colpo. Mettersi in testa di usare sempre sempre il preservativo, anche se il più delle volte l'altro non è infetto, perché non si può capire con un'occhiata qual'è la volta che bisogna usarlo. Decidersi di fare il test se si è fatto del sesso a rischio, e farlo immediatamente, scoprire prima possibile un'eventuale infezione perché la terapia sia più efficace e il virus possa danneggiare più lentamente il corpo. Scusatemi, ma non me la sento di implorare una volta ancora di fare sempre sesso sicuro. Mi sembra già tanto che io con sincerità scriva cose di me non facili da dire, perché vi sia di monito. Il primo dicembre è la Giornata Mondiale contro l'AIDS, ma il virus non lo sconfiggerò io, non lo sconfiggeranno forse mai neppure i medici. L'AIDS lo può sconfiggere chi ancora non ce l'ha, proteggendosi col preservativo e restandosene alla larga, spezzando la catena delle infezioni. Sta solo a voi.
Nell'illustrazione, alcune immagini di lipodistrofia, un grave, frequente e inevitabile effetto collaterale della terapia antiretrovirale. Pur essendo immagini sgradevoli, penso sia utile mostrarle affinché facciano riflettere.
0 comments