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Facciamo il cambiamento
Facciamo il cambiamento
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", giugno 2012)

Nel mio articolo “Partecipa alla rivoluzione!” sul numero di aprile scorso di Pride, vi ho raccontato del particolare esperimento (discutibile? Bizzarro?) che gli svizzeri stanno tentando: creare dei gruppi chiusi di persone che si testino regolarmente, in contatto stretto con apposite app, che possano con ragionevole sicurezza fare sesso fra di loro senza preservativo. Concludevo poi la pagina con: “Attenzione, al di fuori dei rapporti tra queste persone testate in un gruppo chiuso, al di fuori delle coppie chiuse con viremia azzerata da almeno sei mesi (per chi volesse seguire anche questo consiglio svizzero), il sesso sicuro è sempre da fare!”.

Mi ha scritto un esperto in materia, che conoscete già, Sandro Mattioli, che ringrazio:
“Vorrei chiarire una cosa: a Città del Messico nel 2008 ho avuto la fortuna di ascoltare in diretta la presentazione dello studio svizzero che ha portato alla Swiss Statement. Ti assicuro che da nessuna parte lo studio parla di sesso senza preservativo, semmai quella è stata una libera interpretazione successiva. Anche la rappresentante dell'OMS che ascoltava la relazione, chiese conto al relatore della possibilità che la gente smettesse di usare il condom e la risposta fu chiara: mai detto di non usare il condom. Lo studio era su coppie etero e mirava palesemente alla possibilità di procreare per vie naturali. Semmai possiamo aggiungere, in caso di coppie MsM, che se si rompe il preservativo e la coppia è nella situazione descritta dagli svizzeri, possiamo non fasciarci la testa per forza.”
Mi ricordo di una pagina internet del Servizio Sanitario Svizzero nella quale si diceva, appunto, che nel caso di coppia chiusa (condizione che quindi fa escludere altre malattie sessualmente trasmissibili, che possono essere la via per l'infezione da HIV) e con viremia non rilevabile da almeno sei mesi si potrebbe non usare il preservativo. Ben che vada, nel momento che ritiro il mio esame della viremia ho il risultato che si riferisce alla mia situazione di due settimane prima, nessun test può dirmi istantaneamente quanto virus ho in circolo oggi. Essere con viremia non rilevabile da almeno sei mesi è un buon indizio per supporre che lo si è ancora, anche se sono trascorsi tre o quattro mesi dal prelievo, che è l'intervallo standard per i controlli per i sieropositivi che assumono una terapia).
La pagina svizzera in questione non l'ho rintracciata più ma, considerando che non sono l'unico che ha interpretato entusiasticamente la nuova ipotesi, forse è stata tolta per evitare un pericoloso eccesso di ottimismo.
Per inciso, pur essendo io e il mio compagno in questa esatta situazione (sierodiscordanti, viremia azzerata da più di sei mesi, coppia chiusa), il preservativo per la penetrazione lo usiamo assolutamente sempre. E niente sperma in bocca. E attenzione a non scambiare spazzolini, rasoi e aggeggi personali taglienti e non. Sembra di ripetersi, ma va detto ogni volta, pare.

Parlando di queste cose ad un amico in visita, iniziò a raccontarmi di quanto fosse per lui antipatico usare il preservativo per il sesso orale, e che preferiva farne a meno. Secondo lui era altamente improbabile che una persona che incontra in sauna abbia proprio l'HIV e la sifilide nello stesso momento. Ho cercato di sdrammatizzare pur cercando di riportarlo a comportamenti più saggi, iniziando a parlare di statistica e di gratta e vinci, di impossibilità di predizione, ecc. ecc.
Ma una cosa mi ha colpito, quando per tagliare corto sulla questione dall'impossibile soluzione circa il contagio da HIV, quando io ho detto: “Comunque il preservativo per il sesso orale usalo, perché ti protegge dalle altre malattie sessuali” mi ha risposto: “Ma le altre si possono curare!”.
No, ad esempio le epatiti possono rimanere croniche e degenerare in cirrosi e tumori al fegato. Il virus che si manifesta con i condilomi è l'origine, ad esempio, dei tumori anali, non a caso più frequenti nella popolazione omosessuale maschile (o per dirla con un gergo non desueto: nei MsM, acronimo di “uomini che fanno sesso con uomini”).
Tempo fa per alcuni mesi trattammo, una alla volta, le più probabili malattie sessuali che i MsM possono incontrare. Ci sono ottime pagine, alcune di associazioni gay, sulle malattie sessuali, a cui potete accedere tramite internet, per una informazione anche solo superficiale, tanto per capire la portata del problema (e per non nascondere a sé stessi gli eventuali sintomi che si dovessero osservare).

Io vorrei far capire il mio punto di vista. Essere positivi all'HIV è una gran brutta faccenda, ma lo è per noi che lo siamo, non per gli altri che hanno invece paura di noi, e anche un po' schifo a volte. Abbiate paura di chi non fa mai il test, di chi non fa sesso sicuro, di chi dà l'essere sano come fatto scontato e invariabile.
Il vostro inconsapevole razzismo si chiama stigma, ed è anche colpa sua, dello stigma, se non si fanno abbastanza test, se troppa gente preferisce rischiare la salute propria e altrui pur di non scoprire di essere sieropositiva. Non lamentatevi se un sieropositivo vi ha comunicato tardivamente il suo stato, voi non avete fatto nulla per aiutarlo a dirvelo, neppure facendogli la domanda.


Intanto negli USA ci mettono sia la faccia che il senso pratico. Il progetto “Faces of AIDS” porta le facce e i racconti di sieropositivi in giro per gli Stati, questa nelle fotografie è una delle tappe in Florida. Si combatte lo stigma contro i sieropositivi, ed intanto si offre la comoda opportunità di fare il test rapido e gratuito dell'HIV. wemakethechange.com è il sito, per vederli e ascoltare le loro storie.