Late presenters: gli inconsapevoli.
Di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", maggio 2012)
Il trentatrè per cento dei sieropositivi in Italia non sa di esserlo, una schiera di settantacinquemila inconsapevoli portatori del virus.
Alla conferenza HIV in Europe tenuta in questo mese di marzo a Copenhagen, è stato evidenziato come nell'Europa dell'Est il numero delle infezioni sia triplicato negli ultimi dieci anni. Questo, sommato ai troppo esigui investimenti, allo stigma sociale, alla diffusione delle droghe per via endovenosa, determina un aumento della mortalità.
Si è detto che anche in tutta l'Europa le infezioni stanno aumentando (ma non la mortalità, grazie ai farmaci) perché si fanno pochi test, col risultato di avere da un terzo a metà di sieropositivi che sono inconsapevoli di esserlo: saranno diagnosticati quando, dopo 5/10 anni dal contagio, entreranno in AIDS e si presenteranno al test per una qualche infezione opportunistica. Il danno è duplice: personale perché una cura tardiva è meno efficace; sociale perché un sieropositivo non in cura è molto più infettivo di chi segue la terapia con successo. Per di più l'inconsapevole, così come si è infettato non facendo sesso sicuro, si suppone infetterà a sua volta altri partner non facendo sesso sicuro.
Giustamente, su questo argomento poco noto e poco indagato dei late presenters, il Cassero Arcigay organizzerà una conferenza gratuita lunedì 14 maggio all'Hotel Europa di Bologna, come evento collaterale del Pride nazionale. Si parlerà anche di problemi connessi, come accesso ai test e disponibilità di test rapidi (informazioni su www.casserosalute.it).
Alla conferenza danese, come hanno sottolineato i nostri quotidiani, è stata apprezzata l'Italia per aver disposto, così come richiesto dalla Comunità Europea, un documento sul consenso e sulle modalità di esecuzione del test. Questi i contenuti: di tutti quelli censiti, solo in 301 centri in Italia il test viene eseguito in modo gratuito, così come la legge imporrebbe di offrire. E solo 150 in cui è assicurato, su richiesta, l'anonimato, così sempre come la legge imporrebbe di poter offrire a tutti. Si fa osservare poi che la distribuzione dei centri sul territorio non è omogenea. Dunque il documento raccomanda una maggiore facilità all'accesso ai test anonimi e gratuiti, sottolineando che tutti i centri dovrebbero fornire la possibilità di scegliere l'anonimato; ribadisce il divieto quasi assoluto di eseguire il test senza il consenso dell'interessato; l'assoluta riservatezza del dato personale. Continua poi chiarendo specificatamente che tutto questo debba essere valido anche per lo straniero sprovvisto di permesso di soggiorno. Raccomanda di trovare migliori soluzioni per il test ai minori (che per legge dovrebbe essere autorizzato dai genitori, norma solitamente, giustamente, disattesa). Parla dei nuovi test rapidi, possibili anche al di fuori delle strutture sanitarie, per raggiungere tutte quelle persone che vari motivi non si recano in un laboratorio di analisi, e in considerazione del fatto che oggi il 25% delle persone che esegue un test non si reca a ritirare il risultato.
Il documento è per ora stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni ma adesso spetterà alle Regioni di renderlo operativo. Questo lo studio italiano, speriamo che tutto non resti sulla carta, che veramente si avvii una razionalizzazione del sistema, che dall'analisi della realtà si creino quelle facilitazioni che possano portare quel 33% di sieropositivi inconsapevoli a scoprire prima il loro stato, per invertire la tendenza di crescita delle nuove infezioni, e per permettere loro una vita migliore grazie alla terapia più efficace e meno dannosa.
Se la notizia delle scarsità di cure nell'Est Europa ha scatenato la fantasia dei titolisti (“L'Aids in Europa? Curata peggio
a San Pietroburgo che in Malawi” generalizzava il Corriere), non è passato inosservato l'allarme che in Grecia, Portogallo e Irlanda, i tagli alla sanità decisi per fare fronte alla crisi economica potrebbero mettere a rischio l'accesso alle cure. Allarme anche per il futuro della sanità in Italia, se dovesse permanere la crisi economica. E ovviamente si è ribadito che i farmaci sono troppo cari per permettere a tutti i sieropositivi di accedere alle cure, essendo questa la misura etica su cui ragionare di prezzi, e non il profitto azionario delle ditte farmaceutiche.
Ma alla fine di tutto, alla base di questo aumento delle infezioni, che ora avvengono soprattutto fra la popolazione più giovane, c'è la diminuzione delle campagne di informazione sull'AIDS e di quelle di sensibilizzazione sulla necessità di fare sesso sicuro. Una vera censura, quella su sesso, HIV e prevenzione, che fa capire troppo tardi l'importanza dell'uso del preservativo.
Il silenzio fa aumentare anche lo stigma verso le persone sieropositive, e questo è un altro elemento di paura che scoraggerà di fare il test, aumentando ulteriormente le schiere degli inconsapevoli.
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