Ipocrite metafore
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", gennaio 2010)
"Ipocrite metafore" è il titolo della fotografia di un guanto (preservativo = guanto) che Duineser, un utente di Flickr, ha messo sulla sua pagina il passato primo dicembre, per la Giornata mondiale contro l'AIDS, lamentandosi di come quest'anno stesse trascorrendo ancora più in silenzio degli anni scorsi. Me l'ha dedicata, credo di essere l'unico sieropositivo che conosca. Intendo dire: l'unico che glielo abbia detto. Ipocrita perché è ipocrita non nominare il preservativo e quindi ipocrita come tutte le cose che stanno avvenendo qui, dalla politica alla società, dal plastico della casa di Brenda allo stop della RU486, dai crocefissi da apporre sulle bandiere ai froci pestati nei parcheggi di periferia.
Su Facebook, nel gruppo Laicità dello Stato, veniva riportato il fatto di cronaca che ha rappresentato il nostro primo dicembre: "Milano, omofobia, aggredito 47enne perché gay". Fra le centinaia di commenti giustamente indignati ho lasciato anche il mio: "I pestaggi dei gay ci sono sempre stati, ma almeno adesso sui giornali sono stigmatizzati, una volta neppure quello, anzi, i giornalisti cercavano di sapere nome, cognome e indirizzo dell'aggredito per sputtanarlo sui giornali. Dobbiamo lottare ancora tanto. Non ci verrà regalato nulla".
Il giorno dopo ho ricevuto la lettera di un lettore di Pride, in risposta al mio commento: "Leggo sempre la tua pagina su Pride e penso che tu sia una persona coraggiosa. Io, devo dire, ultimamente mi sento piuttosto accerchiato e vedo seriamente limitato il mio modo di vivere. In 55anni, dopo i classici problemi di accettazione (risolti da tanto tempo) non ricordavo un periodo così nero. Ho letto il tuo commento sul pestaggio a Milano e concordo che non ci verrà regalato niente (ma quando mai, per nessuno) solo che mi e ti chiedo: scendere in piazza è abbastanza? E, quando lo si fa, dove sono tutti i nostri fratelli?".
"Persona coraggiosa", accetto il complimento forse esagerato, ma ora ne ho bisogno. Ho dovuto rinnovare la patente, visita alla ASL per via delle varie patologie. Una dottoressa veramente sgarbata nei modi, cerca di inserire una prescrizione limitativa per via dei problemi di movimento alle gambe, gli altri medici dissentono, esaminano, lei insiste, poi cede. Io felice, perché potrò di tanto in tanto guidare l'auto del fidanzato, che è senza cambio automatico. Dura tutto pochi istanti, mi chiede di firmare il verbale e scorgo "rinnovata per sei mesi". "Perché sei mesi", chiedo. "Lei ansima, la devo rivedere, ora fuori". Io esco stordito, non capisco questa fretta, questo non spiegare, questo giocare con la vita altrui come non valesse la sua. Io non cammino più, se mi togli la patente io che faccio? Faccio fatica a salire su un taxi, giro con la carrozzina nel bagagliaio nel caso che il fidanzato mi volesse far fare un giro per l'IKEA. Perché m'ha trattato così? Poi (in un modo o nell'altro, le cose, dobbiamo spiegarcele, per poterle accettare e superare) ho pensato che fosse perché sono sieropositivo, quindi o frocio o drogato, o forse tutte e due. E che odiasse i froci, o i drogati, o tutti e due. Non è la prima volta che mi succede, di avere questo dubbio. Sto male da qualche giorno, continuo a pensare a come mi sono sentito trattato. Ho pensato, fosse stata un ragazzetto di periferia sarebbe forse andata in giro a picchiarli, i froci?
Il povero lettore di Pride non sapeva di questo, dello Xanax preso per riuscire a dormire queste notti, e s'è visto arrivare una risposta inusualmente lunga, dai toni forti, ma spero equilibrata nella visione delle cose. Gli dicevo anche: "Sì, dove sono gli altri? È sempre stato così, a scendere in piazza sono quelli che stanno male, e anche qualche idealista qui e là. C'è invece una massa di persone che chiede solo di poter farsi le sue quattro scopate settimanali in cambio di due biglietti di ingresso in discoteca con dark, la cui massima aspirazione è programmare il mese di vacanza a Playa des Ingles, farsi la chattatina serale con sconosciuto fino ad orgasmo ottenuto e poi spegnere e andare a letto. Queste persone non butteranno mai la maschera, anzi, sono quelle che scrivono in giro che il Pride è una carnevalata, che non ci vanno per via dei travestiti. Son quelli che come massima dote portano, negli annunci, insospettabile. Il giorno che tre li inseguiranno nel parcheggio del cimitero di Bruzzano e arriveranno a picchiarli avranno due scelte: nascondersi ancora o gettare la maschera e denunciare". Scendere in piazza è ancora utile. Ma non è la sola cosa che possiamo fare.
Per concludere: usate sempre il guanto, che già è brutto essere froci in questa Italia, ma essere froci e sieropositivi è davvero orribile.
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