Que es fantástica fantástica esta fiesta!
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", giugno 2009)
Mentre riflettevo come avesse potuto un uomo anziano, sposato, con figli ormai grandi, avere una relazione con una minorenne, e come avesse potuto, questo stesso uomo, essere a capo di una coalizione che si dice paladina dei valori della famiglia tradizionale e contro le unioni gay, mi sono giustamente depresso. Ho anche trovato rivoltante che i suoi accoliti, anziché stigmatizzare il comportamento al di fuori della morale tanto sbandierata, lo abbiamo invece difeso a priori, accanendosi contro chi ha denunciato. Queste sono le persone che vogliono decidere cosa sia moralmente accettabile per gli altri ma non per loro.
Quando uno è depresso ed è anche un po' incazzato perché è a casa con un po' di febbre dove si sfoga? Io mi sfogo nei blog, lasciando commenti qui e là, scritti un po' arrabbiati, come me.
Trovo nella posta una e-mail di una sconosciuta, che è andata a vedere il mio profilo incuriosita da un mio commento. "Ciao, ho visitato il tuo album e il tuo profilo, la vita riserva molte cose e il fatto che Tu sei omosessuale non mi sfiora minimamente. Penso che al mondo esistano SOLO PERSONE: né bianchi, né neri, né etero, né omosessuali. La sola cosa che mi infastidisce un po' del vostro mondo è il Gay Pride. Gli etero non sfilano. Mi spiace per la vostra condizione di senza diritti ma l'Italia attuale è così: 2 o 3 famiglie etero vanno bene e hanno la benedizione del pastore tedesco ma 2 omo no. Un tizio diceva: Così è se vi pare! A me pare triste la situazione. Con simpatia" e la firma.
Ora devo ammetterlo, rileggendola dopo qualche giorno, è una lettera piena di partecipazione e di affetto. Ma sul momento leggere che la infastidissero i gay pride, mi ha fatto arrabbiare. E poi c'era quel "gli etero non sfilano"!
Credo che la mia risposta, per quanto mi fossi trattenuto, rivelasse il mio disappunto. Le ho ricordato, prima cosa, che anche gli etero sfilano, eccome! Quando i loro diritti sono in pericolo, come accadde per il referendum contro il divorzio, gli etero scesero in piazza e si fecero sentire! Le scrissi che finché non avremmo avuto tutti gli stessi identici diritti io consideravo il Gay Pride utile e necessario.
Poi ho attaccato in automatico tutta la storia del come una sfilata americana fosse sbarcata nella vecchia Europa e di come noi, con la nostra tradizione di manifestazioni dure e serie potessimo fraintendere nudità, canti e balli in giro per la città. Non è una manifestazione di metalmeccanici, è una gioiosa sfilata di froci, lesbiche e travestite che vogliono far presente che esistono. È una manifestazione in salsa Disney. Dagli USA non sono arrivati solo Halloween e McDonald’s.
Stavo per scrivere anche che, sì, noi gay facciamo anche manifestazioni serie. Le ultime due a cui ho partecipato eravamo… una cinquantina di persone. Ma dirlo sarebbe stato un po’ come tirarsi la zappa sul piede, perché questa è una sconfitta, a cui noi gay militanti abbiamo fatto il callo, siamo in tanti ma quasi tutti nascosti.
Mi sono dimenticato invece di scriverle che molti di noi partecipano sempre ai cortei del 25 aprile, e con il diritto storico di farlo, perché il nazifascismo ha perseguitato gli omosessuali, col confino fascista in Italia e con i campi di sterminio del nazismo.
Ma mi sono fermato lì con la lettera.
Non è giunta nessuna risposta, a riprova che forse il tono era davvero troppo irruente e risentito.
Ma c'è anche un'altra storia che occupa i miei pensieri in questi giorni e che li rende tristi. Un mio amico virtuale di St. Petersburg, Florida, si è ucciso nove mesi fa. Ci siamo scritti molto, io e Bill, ed ogni volta lo invidiavo un po', perché aveva tutto. Glielo dicevo ogni volta. Bello tanto da finire sulle riviste bear, prototipo dell’orso come ce lo immaginiamo noi (avere un nonno napoletano aveva ben influito sull’aspetto). Suonava il pianoforte. Da giovanissimo, a ventitrè anni, aveva conosciuto l'amore della sua vita, Barry, e vivevano insieme da ventiquattro anni. Si erano sposati in Canada e aveva ottenuto di cambiare ufficialmente il cognome con quello del marito. Mostrava con orgoglio il passaporto col nome nuovo. Sono nove mesi che cerco di non pensarci, aspettando che rimanga solo il dolce del ricordo.
L'altro giorno ho trovato in internet, sulla sua pagina, per la prima volta da allora, uno scritto del suo amico. Aveva appena trovato in casa una lettera d'addio, ed in essa c'era anche la password per entrare nel suo blog. Barry ringraziava tutti per le parole di conforto ma anche per quelle di rabbia e disperazione. Annunciava di voler cancellare tutto, o almeno le ultime immagini e gli ultimi scritti, perché era ancora tutto doloroso.
Questa era l'ultima cosa che Bill aveva scritto sulla sua pagina, prima di morire:
Turning My Back On The Past...
It's over too soon
I know
Who knows...
The thought
Bitterly Burns
And my despondence grows..."
(Voltando le spalle al passato...
È finita troppo presto / Lo so / Chissà... / Il pensiero / Brucia amaramente / E la mia disperazione cresce...)
(illustrazione:)
Toronto, luglio 2006. La torta nuziale di Bill e Barry. Dalla pagina di Bill su Flickr.
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