Amore e morte al tempo della Binetti.
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", novembre 2008)
Le mani dell'Opus Dei sulla nostra sessualità e sulla nostra dignità a morire senza dolore.
Ancora non mi capacito del perché all'interno della sinistra italiana (di quella che dovrebbe essere la sinistra italiana) sia presente, e con tanta visibilità e potere, un'esponente dell'Opus Dei come la Senatrice Paola Binetti.
Sono diventate storia le sue prese di posizione e i voti contrari dettati da disprezzo per gli omosessuali. Fu lei a non votare la fiducia al governo perché non venissero approvate norme contro la discriminazione di genere, dichiarando che l'omosessualità è "una devianza della personalità" e che essere gay è un comportamento "molto diverso dalla norma iscritta in un codice genetico, morfologico, endocrinologico", affermazioni in netto contrasto con l'interpretazione dell'omosessualità come variante naturale del comportamento umano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, e dimostrando di essere ferma ai tempi in cui si pensava che si diventasse gay per problemi di ormoni e che si dovesse a tutti i costi trovare una cura per farci diventare normali. è stata inoltre presidente del Comitato Scienza & Vita, quello che si è battuto con successo per l'astensione al referendum per l'abrogazione della legge 40/2004, la legge che ha vietato tra l'altro l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita anche a lesbiche e gay in Italia.
Per tutta questa sua omofobia il Partito Democratico l'ha premiata scacciando tutte le componenti gay della sinistra (quella vera) dalle sue liste e eleggendo invece lei, che per slogan elettorale aveva "non voterò nessuna normativa giuridica a tutela delle coppie gay".
Non paga di aver lottato contro il nostro desiderio di maternità e paternità, di aver vinto contro il nostro desiderio di veder riconosciute le nostre relazioni affettive, ora è di nuovo in primo piano per toglierci anche la dignità di una morte serena e indolore.
Anche questo riguarda noi omosessuali, genericamente come persone, e quelli di noi sieropositivi in modo particolare.
Molti di noi hanno avuto amici in lotta con la morte. L'agonia per un omosessuale fidanzato è ancora peggio, deve affidare le briciole di serenità possibile al buon cuore dei medici se gay friendly, all'amore dei parenti se non omofobi.
Io ho paura di morire come quei miei amici che se ne sono andati soffrendo per mesi, ma ancor più temo di vivere come loro per mesi senza essere più cosciente, piagato in un letto e affidato a chi mi ha amato, attaccato ad una macchina in una stanza dell'ospedale in mostra al di là di un vetro.
Nel Parlamento italiano si sta discutendo, in realtà da anni, di testamento biologico. La prima personalità che l'ha tirato in ballo con una certa visibilità e autorevolezza è stato Umberto Veronesi.
A cosa serve? In primo luogo ad indicare la persona a cui i medici dovranno riferire e a cui chiedere ogni cosa in caso di impossibilità da parte del paziente. Questo ci riguarda direttamente, almeno fino al momento che non saranno riconosciute le unioni omosessuali. Ora, per legge, solo i parenti hanno questo diritto e ogni medico, ospedale, chiunque potrà allontanare il nostro fidanzato dal nostro letto. Non è suo diritto restare a nostro fianco.
Altra indicazione importante è stabilire che cure accettare anche dopo la perdita della coscienza. Il punto è che i cattolici e la destra sostengono che dal momento che si è incoscienti non si possono cambiare le disposizioni e invece la persona in coma lo vorrebbe (sì, è un po' illogico, ma la Bibbia è piena di queste cose strane e nessuno ci fa molto caso, per cui anche questa possibilità a loro pare reale).
Ed ecco che rispunta la Binetti: "C'è il rischio di deriva verso l'eutanasia" sostiene, e aggiunge "nutrizione e idratazione sono forme di sostegno vitale da praticare sempre". Un po' come quando il clero tirava in ballo pedofilia e bestialità come derive possibili alla legalizzazione delle coppie omosessuali.
Dovete sommare a questi dati il fatto che i medici cattolici sono riluttanti anche ad usare gli antidolorifici, adducendo il fatto che potrebbero essere dannosi per il decorso della malattia. In realtà per il fatto che la dottrina cattolica benedice il dolore come prova divina, come il famoso cilicio della Binetti ben esemplifica. Ma io non ho nessuna intenzione di aumentare la mia santità attraverso la sofferenza, non credo neppure in dio. Sappiate che è stata portata avanti una lotta perché in Italia si usassero più liberamente gli oppiacei per alleviare i dolori nell'ultima fase della vita, anche se questi dovessero accorciare i tempi di sopravvivenza. A me non pare eutanasia, a me pare umanità.
Dove scaricare il modulo da compilare:
Associazione Luca Coscioni www.lucacoscioni.it
Exit Italia Associazione italiana per il diritto ad una morte dignitosa www.exit-italia.it
Fondazione Veronesi www.fondazioneveronesi.it
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