Riservato ai sieropositivi (anche a quelli che non sanno ancora di esserlo)
di Pigi Mazzoli
pigi.mazzoli@libero.it
(pubblicato in "Pride", marzo 2008)
Chi ha la mia età è possibile che si sia nutrito di formaggini Mio pur di avere la figurina all'interno che, per via della plastica a prismi applicata, mostrava due immagini muovendola in mano. Forse il grafico che ha disegnato questa campagna per il Sida Info Service francese sarà un mio coetaneo. Un amico mi ha portato dalla Francia una cartolina, distribuita nei locali gay, in cui si vede una coppia abbracciata: nella prima immagine uno dei ragazzi mostra nel palmo della mano una manciata di antiretrovirali e la scritta "chi vivrà", nella seconda i ragazzi si abbracciano e la frase continua con "amerà".
Ma ciò che si capisce è che mentre da noi ancora dobbiamo profondere energie per convincere che si deve fare sesso sicuro, in Francia, dove il sesso sicuro si fa molto più che da noi, e da molto più tempo, si può pensare ai dettagli, ci si può permettere di dedicarsi al caso particolare.
Questa è una campagna dedicata ai sieropositivi, affinché si curino, così da avere più tempo da vivere e amare.
"Chi vivrà amerà, affinché duri il piacere" recita lo slogan. Sul retro continua con "Tu sei sieropositivo. Hai conservato o ritrovato il desiderio di sesso, d'amore, di rimorchiare. Alcune cose sono senza rischio di trasmissione del virus (carezze, masturbazione reciproca, ecc.). Ma anche se può essere difficile usa sempre il preservativo durante la penetrazione, sia attiva che passiva". Poi si raccomanda di usare un lubrificante a base d'acqua per evitare rotture. Si ricorda che il rischio è minimo per il sesso orale senza sperma in bocca, rischio più elevato se c'è eiaculazione, nessun rischio se si usa il preservativo.
Poi si sottolinea di non scambiare con altri gli oggetti personali come spazzolini da denti e rasoi, e di evitare contatto fra lo sperma e il pene, la bocca e l'ano.
Più sotto si dice che le malattie veneree aumentano il rischio di trasmettere l'HIV, e che l'essere in cura antiretrovirale non ne elimina il rischio di trasmissione, neppure se la carica virale è "non rilevabile". In Italia si usa dire "viremia azzerata" me è un errore, si dovrebbe dire "non rilevabile" come in Francia, perché sono gli esami del sangue che non riescono a determinare la quantità di virus quando è sotto una certa quantità, ma il virus continua ad esserci anche quando i farmaci funzionano e quindi si continua ad essere infettivi.
Il fatto che questa campagna non sia frutto del lavoro di un gruppo omosessuale, ma che esca dal Ministero del lavoro e della solidarietà è un'altro fatto che ci può far capire che noi italiani in Europa non ci siamo ancora entrati davvero.
Avrete senz'altro fatto caso al titolo di questo articolo. L'ho scritto per ricordare a tutti che non solo chi si trova un test positivo è sieropositivo, ma potrebbe esserlo anche chi il test non lo fa. Una persona potrebbe non fare il test per paura, per scaramanzia, per trascuratezza. Questo non esclude che sia sieropositivo. Questo esclude che possa curarsi in tempo, potrebbe entrare nella schiera di quelli che lo scoprono all'ultimo momento all'ospedale, ricoverati per una malattia grave (una qualche patologia HIV correlata), e a quel punto non c'è più nulla da fare, solo apprendere dal medico di essere in AIDS conclamata. Poi si passa a pensare a tutti quelli con cui si è andati a letto e con leggerezza trascurato a volte il sesso sicuro, restare col rimorso di aver forse infettato qualcuno, magari qualcuno molto caro, magari proprio il fidanzato tanto amato, quello che ora ci assiste in ospedale nei nostri ultimi giorni.
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